Racconti di viaggio Kenia e Uganda

Dal Masai Mara a Bwindi National Park

Sono le quattro del mattino quando atterro a Nairobi, capitale del Kenya. Mezzo stordito e sonnolente, ritiro i bagagli ed appena fuori dall’aeroporto incontro Joseph, il mio driver che col suo immenso camion 4x4 mi attende per cominciare questa nuova avventura. La prima destinazione è il lago Nakuro, che dista un bel po’ di chilometri da Nairobi. Decido quindi di fermarci in uno dei tanti supermercati Nakumatt, aperti 24 ore al giorno, e fare scorta di viveri, nei prossimi giorni sarà difficile trovare market. Adoro questa formula di viaggio: camion 4x4, tenda e cucina da campo. In questo modo si può vivere l’Africa in maniera completa, avendo la possibilità di dormire immersi in una natura che avvolge e domina e percorrere strade che nascondono villaggi ricchi di umanità. Quasi ogni giorno bisogna però montare e smontare le tende, caricare e scaricare i bagagli, tutte attività che quasi sempre si svolgono al buio sia che si parta per un game drive, sia che si parta o si arrivi per un trasferimento.

Finalmente comincia l’avventura! Il primo giorno di viaggio è davvero interminabile, arriviamo al camping, situato nelle vicinanze del lago Nakuro, quando ormai è tramonto, pochi minuti di luce mi consentono di montare la tenda e stanco morto vado subito a letto. Non fa caldo, anzì la temperatura è fresca, mi trovo ad un’altitudine di circa 1800m slm.

La sveglia suona presto, voglio essere all’ingresso del Nakuro National Park quando le luci del sole sono ancora basse. Convinco Joseph ed alle sei e trenta del mattino siamo al gate. La levataccia è valsa la pena, la luce è fantastica ed una miriade di uccelli di diverse specie bagna le acque del lago, ippopotami in lontananza e babbuini che saltellano sugli alberi completano lo scenario. Sembra davvero di guardare un dipinto pensato da un grande artista ed in effetti è così, l’artista è Madre Natura. Il game drive in questo parco è divertente, ma dopo alcune ore a gironzolare di felini nemmeno l’ombra. Sono comunque soddisfatto ed aspetto ansioso di conoscere il più famoso Masai Mara, non ci resta che smontare le tende e riprendere la strada. Riprendiamo la deviazione per Narok; la polvere entra dappertutto e lo sconnesso ci fa sobbalzare continuamente, sembra di essere in un frullatore. Arriviamo all’ingresso del parco che sono le tre del pomeriggio, in tempo per effettuare il primo piccolo game drive. Il parco è semplicemente fantastico: erba molto alta fra il verde, il giallo e il color tabacco, qualche acacia isolata e poi un’immensa vallata all’orizzonte. Ci sono degli elefanti e col camion andiamo molto vicino, la luce del tramonto si infrange sui grossi pachidermi, smetto di fare fotografie voglio godermi la scena. Trascorro alcuni minuti, il sole scende sul Masai Mara, gli elefanti bevono l’acqua da una pozza, è di nuovo spettacolo, non è un film, è vita reale.  Dormo poco ed alle sei del mattino sono fuori dalla tenda, convinco tutti a partire presto, dopo mezz’ora siamo all’ingresso del parco. La fortuna mi accompagna, avvistiamo tre splendidi ghepardi e poco dopo incontriamo un leone ed una leonessa, sono insieme dietro un cespuglio e si stanno accoppiando, è una scena forte e allo stesso tempo divertente. Poco più avanti tantissimi gnu riempiono l’immensa vallata del Masai Mara, siamo a poche centinaia di metri dal fiume Mara, dall’altro lato c’è il Serengeti, la Tanzania. Ogni anno lungo questo fiume avviene uno degli spettacoli naturali più grandi al mondo: centinaia di migliaia di gnu partono dal Serengeti per trovare nuova frescura, è una delle grandi migrazioni della terra. Gli gnu però devo passare un ostacolo: guadare il fiume Mara che è infestato da migliaia di coccodrilli. E’ la dura legge della savana, molti c’è la faranno, pochi moriranno. La sera nel camp organizziamo un grande fuoco, c’è gente di tutte le nazionalità, siamo in tanti ad osservare le stelle e chiacchierare su questo grande amore che si chiama Africa.

Quest’oggi ci attende una grande giornata di trasferimento. Dopo aver ripercorso la stessa strada dell’andata, tra polvere e continui sobbalzi, svoltiamo in direzione Kisumu; piove forte ed il camp è totalmente allagato, il posto è carino, adiacente al Lago Vittoria. La forte pioggia rende impossibile montare le tende, fortunatamente ci offrono in alternativa dei bungalow in muratura, non si può fare diversamente.   

L’avventura keniota volge al termine, oggi splende il sole, in poche ore siamo al confine. Le pratiche doganali sono come al solito lente, gli “squali” cambiavalute, sono fuori ad aspettarmi, cerco di stare attento, molto, il rischio di truffa è alto. Dopo una lunga contrattazione riesco a cambiare parte dei miei dollari in scellini ugandesi è fatta! Ripartiamo verso la capitale Kampala, la terra è rossa come il fuoco e la vegetazione incredibilmente rigogliosa, pochi sono i tratti asfaltati, l'immensità del verde dei campi di the e delle piantagioni di banani, uniti ai sorrisi dei bambini, delle donne, che alzano le mani al nostro passaggio, dominano la scena. Il nostro camion non passa inosservato, attraverso i tantissimi villaggi, ci fermiamo diverse volte e la gente, soprattutto i bambini vengono per conoscerci, stringerci la mano, nella speranza forse di ricevere qualche regalo. Kampala è sempre più vicina, una enorme nube nera si erge all’orizzonte, sembra l’inferno in terra, invece è la capitale dell’Uganda, una città che negli ultimi dieci anni ha raddoppiato i suoi abitanti, ma le infrastrutture sono rimaste sempre le stesse. La città è congestionata dal traffico ed entrare nel centro è davvero un’impresa.  Fortunatamente la sosta è solo per la notte, la prossima vera tappa è il parco Murchison falls, dove avremo la possibilità di vedere i veloci scimpanzé e chissà quanti altri animali. La camminata per vedere gli scimpanzè saltare da un albero ad un altro dura n paio di ore e si fa con alcuni ranger, purtroppo non sono fortunato e scene belle ed intense non ne vedo. Molto più interessante è la navigazione che effettuo successivamente lungo il fiume Nilo. E’ davvero emozionante, essere a poche centinaia di metri dall’enormi cascate. Lungo il fiume una quantità considerevole di ippopotami. Adesso è tempo di montare le tende ed il Red Chili campsite è il luogo ideale, a pochi passi dal fiume Nilo. Mentre monto la tenda mi trovo di fronte un ippopotamo gigante, ma forse non è gigante è solo un ippopotamo. Resto immobile con lo sguardo perso nel nulla, per un attimo i nostri sguardi si incrociano, poi lui abbassa lo sguardo e tira dritto, il mio cuore è andato alle stelle....è un incontro emozionante, cerco di seguirlo da lontano, vorrei correre a prendere la macchina fotografica, ma chi se ne frega! Questo momento me lo voglio godere da solo! Passa qualche minuto ma poi lui si dilegua nel nulla.

Comincia l’ultimo giorno di visita in questo splendido parco. Pago il ferry boat che mi porta sull'altra sponda ed alle sette puntuali cominciamo il nuovo game drive, questa volta direttamente dal nostro camion. Il parco offre paesaggi meravigliosi, ma di animali se ne vedono pochi fino a quando cominciamo a vedere delle giraffe, sono tre, sei, nove, si moltiplicano a vista d’occhio! In poco tempo ne contiamo oltre cinquanta è uno spettacolo bellissimo! Mi brillano gli occhi, sembra di essere in un documentario! Soddisfatti rientriamo al camping e dopo aver smontato le tende partiamo velocemente per Hoima. La strada è difficile ed impegnativa, un mezzo fermo lungo la strada ci costringe ad allargare e finiamo in un canale che costeggia la strada pieno d’acqua, restiamo impantanati! Il truck resta in bilico e solo la gomma anteriore sinistra poggia completamente a terra, non abbiamo trazione! Dopo vani tentativi di uscire dal pantano, capiamo che la situazione è complicata, restiamo fermi diverso tempo, prima che la fortuna torni dalla parte nostra con un grosso mezzo autoarticolato che ci tira fuori dal pantano e dai problemi! Arriviamo ad Hoima alle 18, il posto è bellissimo l'hotel Kontiki dispone di una connessione wifi gratuita, piscina e di una bella area verde dove disporre le tende, ci rilassiamo e ci godiamo la bella sistemazione. Senza il problema del pantano saremmo potuti arrivare molto prima e goderci in relax il posto. 

La strada per il Queen Elisabeth N.P. è davvero interminabile, la pioggia ci rallenta tantissimo e solo dopo alcune ore di viaggio, vediamo apparire Fort Portal, una piccola cittadina nascosta da una rigogliosa foresta. Il posto è carino  e ne approfitto per fare un giro in centro cercando di parlare con qualcuno. Incontro Samuel, giovane africano innamorato dell’Italia e del calcio, indossa una maglietta del Milan e conosce tutte le squadre di calcio. Samuel ha un grande sogno: venire in Italia, ma non per lavorare e vivere, ma per vedere una partita di calcio del suo amato Milan. Nonostante sia consapevole che il suo desiderio resterà, quasi sicuramente irrealizzato, non è rammaricato, i suoi occhi sono enormi ed il suo sorriso contagioso, ci sediamo a conversare bevendo una birra, passa qualche ora, tra risate e scambi di idee. Il saluto con Samuel e come quello tra due vecchi amici, sono contento di aver fatto questo incontro ed anche di continuare il viaggio attraverso questa Uganda incredibile. E’ mezzogiorno quando arriviamo al  gate d’ingresso del Queen Elisabeth, percorriamo la strada che ci divide dal camping Mwaia per oltre trenta minuti, ma di animali nemmeno l’ombra. Il camping Mwaia in realtà è uno spiazzo di terra all’interno della savana, non è recintato ed il rischio di ritrovarsi animali selvaggi vicino alla tenda è molto alto. Montiamo le tende sotto un sole cocente e dopo pochi minuti siamo al molo dal quale parte il giro in battello sul canale Kazinga. Il luogo è davvero un paradiso terrestre e le lenta navigazione rende tutto davvero magico. Alzo gli occhi e sugli alberi, noto diversi tipi di uccelli, ma è l’aquila pescatrice a dominare la scena. Lungo le rive diversi bufali si rinfrescano coccolati dagli uccellini che si poggiano sul dorso, poco più avanti su di un lembo di sabbia coccodrilli ed ippopotami a pochi metri gli uni dagli altri. Trascorro alcune ore immerso in un’atmosfera magica, arriva il tramonto, il rosso del sole si infrange sull’acqua creando colori incredibili ed il cinguettio degli uccellini diventa musica per le orecchie. La serata trascorre attorno al fuoco, siamo soli, con noi soli i rangers a vigilare che tutto vada bene. Fa caldo e ci sono molti insetti, di entrare in tenda non mi va proprio ed allora mi stendo sul prato alzando gli occhi al cielo. Una miriade di stelle illumina il cielo, il leggero fruscio del vento muove i cespugli, la magia della savana ancora una volta mi rapisce l’anima. E’ tarda sera ed uno dei rangers mi invita ad entrare in tenda, loro sono appostati sul tetto della jeep, vigilano che nessun animale si avvicini troppo alle tende.

Un  forte barrito di elefante mi sveglia, le prime luci dell’alba cominciano a riscaldare la tenda, un altro giorno sta per cominciare ed oggi è un giorno importante perché arriviamo nella città di Kisoro, base logistica per effettuare il trekking alla ricerca dei gorilla di montagna. La strada è una interminabile pista di chilometri e chilometri di terra rossa, la vegetazione è talmente rigogliosa che in alcuni tratti sembra soffocarti. I gorilla di montagna adesso sono davvero vicini, incontro i rangers che mi spiegano le regole da seguire durante il trekking.  

E’ l’alba quando il ronzio della jeep mi sveglia, sono emozionato e non vedo l’ora di partire. Percorriamo per circa un’ora di strada sterrata, costantemente in salita, siamo al campo base della Bwindi Impenetrable Forest, l’altitudine è di oltre duemila metri. Accompagnato da due rangers armati di fucile e pistola, comincio la salita. Il primo tratto non è molto impegnativo, poi passata circa un’ora e trenta, la salita comincia ad avere una pendenza molto forte ed il fondo diventa fangoso, guardo l’altimetro e noto che siamo a circa tremila metri. Arriva un segnale alla ricetrasmittente dei rangers; una famiglia di gorilla è nelle vicinanze. Cominciamo a muoverci  come dei militari delle forze speciali, stando attenti a non fare molto rumore. Ci siamo! Ho due gorilla dinanzi a me! E’ uno spettacolo incredibile, il cuore mi batte forte, sono davvero emozionato. Non trattengo la curiosità e come un bambino mi avvicino cautamente. Improvvisamente uno dei due gorilla si muove e quasi mi travolge. Con un balzo indietreggio, sono pietrificato, non riesco a fare più nessuna foto, il gorilla è a meno di due metri da me. Le parole rimbombano nella mia mente “Se si avvicinano e cercano il contatto, non bisogna assolutamente muoversi”. Improvvisamente il gorilla si alza e mi fissa. E’ un attimo interminabile. Segue un movimento repentino, si allontana. Poco più avanti un bellissimo esemplare di Silverback, con una femmina ed un piccolo di gorilla completano il trekking in maniera speciale. L’ora a disposizione è terminata e come da regolamento cominciamo la discesa a valle. Dopo poche ore sono al camping, ma la mente è ancora ferma su in montagna dai gorilla.

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