Recensione Into the Wild

Nelle terre selvagge

"C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso... Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale"

Christopher McCandless



Ci sono storie dove i personaggi restano uguali a se stessi dall'inizio alla fine; altre, nel corso delle quali evolvono e, insieme, evolve l'opinione che ci facciamo di loro. Ricade nel secondo caso il film Into the wild, diretto brillantemente da Sean Penn, e tratto dall’omonimo libro “Nelle terre estreme" di Jon Krakauer. Penn qui si confronta direttamente col mito originario americano: l'incontro tra l'uomo e la natura selvaggia.

Il Film narra la vera storia del neolaureato ventiduenne Christopher McCandless che sceglie di abbandonare la sua vita agiata, dando tutto quello che ha in beneficenza e di partire all’avventura, verso l'ignoto, alla ricerca di una vita libera.

Il suo primo passo sarà cambiare il proprio nome in Alexander Supertramp, il Supervagabondo. Le esperienze che avrà durante il viaggio trasformeranno questo giovane girovago in un simbolo per moltissime persone. Ma chi è Christopher MacCandless? Un eroico avventuriero o un idealista ingenuo, un Thoreau ribelle degli anni '90 o uno dei tanti ragazzi perduti americani, un giovane coraggioso che non teme il rischio o una figura tragica che ha sfidato il precario equilibrio tra uomo e natura?

Ognuno di noi potrà dare il proprio personale giudizio, ma di certo è innegabile che questo ragazzo ha avuto il grande coraggio di ribellarsi ad una società che a volte soffoca e costringe le persone a vivere delle vite non proprie. Questa ricerca porterà Alex dai campi di grano del South Dakota a un viaggio avventuroso e 'controcorrente' lungo il fiume Colorado, per poi arrivare a Slab City, in California. Strada facendo, incontrerà una serie di personaggi pittoreschi che vivono ai margini della società americana, uomini e donne, che cambieranno la sua visione della vita, e che saranno a loro volta cambiati dall'incontro con lui.

C’è un inno alla ribellione che descrive il desiderio dell'uomo cresciuto nella società consumista e decadente, la quale è in contrapposizione alla ricerca della felicità e della verità, di uscire da tutti i condizionamenti esteriori che essa impone. E’ la metafora della ricerca di un luogo idealizzato, di un viaggio iniziato come una fuga e diventato invece di verità soggettiva. Ciò che conterebbe sarebbe l’allontanarsi dal materialismo, dall’ambizione e dalla rabbia della famiglia, dai valori nei quali non ci si riconosce più. Come drastica conseguenza scaturisce il rifiuto dei simboli che sono lo specchio della società moderna-occidentale: che sono il denaro come fine, la competizione spietata. E’ un viaggio, un’avventura alla scoperta di se stessi. Tappa dopo tappa, però, Alex s'immerge sempre più nella solitudine, fino a sfidare le stesse possibilità di sopravvivenza. Decide allora di partire per un lungo viaggio, mettendosi davvero alla prova. In una scena ai limiti del sublime Alex, ormai stremato dalle privazioni, si trova di fronte un gigantesco orso bruno: forse affamato quanto lui, eppure non minaccioso. Qui Penn dà forma definitiva al mito dell'incontro tra due creature libere nel Paradiso Perduto.

Nei grandi silenzi, nei grandi spazi, Alex ha trovato una ragione di essere, un modo di vivere a misura d’uomo. In una società che ha spezzato, forse irrimediabilmente, il cordone ombelicale con Madre Natura, Alex tenta di ricucirlo isolandosi dal mondo moderno. E’ di certo un uomo coraggioso ma il coraggio a mio avviso deve essere usato anche per frenare qualche entusiasmo troppo pericoloso. Riuscire a fermarsi è spesso molto più duro che andare avanti, purtroppo Alex non ci riuscirà ed il suo sogno si trasformerà in qualcosa di diverso.

Viviamo una vita piena di tutto e spesso, nonostante questo, ci sentiamo insoddisfatti. A questo punto la vera sfida è: privarsi di tutto, isolarsi dal mondo, rinunciare alle comodità e mettersi in viaggio o vivere giorno dopo giorno la giungla e la fatica quotidiana? Rischiare tutto in nome della libertà?

C'è chi crede nella fuga e chi crede nel coraggio di restare, c'è chi crede nel viaggio andata e ritorno e chi non partirebbe mai. Ognuno qui ha una sua risposta, in base al suo spirito, alle sue caratteristiche psicologiche, caratteriali. E’ un sogno o necessità di sfida che appartiene solo ad alcuni individui, solo a dei giovani romantici?

"La felicità è in tutto ciò che ti circonda, e per raggiungerla devo isolarmi in essa" dice nel film il ribelle, deciso a spingere la propria ricerca oltre il limite consentito dalla natura più selvaggia.

E’ nella fuga dalla civiltà la risposta per la ricerca della libertà?

Personalmente penso di no..... 

Un film avvincente ma soprattutto riflessivo, che consente a chi vuole, di porsi delle domande serie sulla propria vita e poi le risposte, beh quelle ognuno le troverà..

 

Titolo: Into the wild
Nazione: USA.
Genere: Drammatico
Durata: 148 min.
Regia: Sean Penn
Uscita: 2007

Recensione Into the Wild