Marocco
L’arrivo a Casablanca non mi regala una bella sensazione, spero di sbagliarmi perché mi aspetto molto dal Marocco. Trascorro la mia prima notte in un hotel a pochi passi dalla medina: rumoroso e con una forte puzza da fumo. Non mi piace. Mi alzo presto e dopo aver fatto un veloce giro per la medina, che purtroppo avendo tutti i negozi chiusi ed essendo priva di gente, non ha fascino, visito la nuova moschea voluta da re Hassan II. Enorme, imponente, direttamente sul mare, leggo che ci sono voluti ben 7 anni di lavoro e circa 800 milioni di dollari per completarla è la grande moschea di Casablanca, è la moschea di re Hassan II. Al suo interno può ospitare oltre 25 mila fedeli, ha il tetto motorizzato in alluminio rivestito di legno, porte in titanio e pavimento termo riscaldato. Re Hassan II ha voluto creare qualcosa di maestoso che impressionasse il mondo, usando però i soldi dei marocchini. Viene da pensare e se questi soldì li avesse investiti diversamente, magari aiutando la popolazione che vive in forte disagio economico? Casablanca non offre molto altro e quindi decido subito di partire per Rabat, la capitale del paese. La sua medina è piccola, ma i vicoli sono graziosi ed il bianco delle pareti si mescola con diverse tinte di blu. Faccio una breve sosta al palazzo reale, che risulta essere una vera delusione in quanto non si può vedere nulla; militari dappertutto vietano l'accesso alla porta principale ed inoltre essendo di nuova costruzione non ha alcun interesse storico. Non mi resta che ripartire ed arrivare, dopo circa due ore di bus nella città imperiale di Meknes. Ho prenotato in un Riad, ossia le antiche dimore dei marocchini, direttamente all’interno della medina. Entrare in un Riad significa entrare nella storia del mondo arabo ed in questo caso del mondo marocchino. Quello prenotato risale addirittura all’anno XII secolo dc ed è stato perfettamente ristrutturato mantenendo l’architettura originale. Le stanze sono un viaggio nel viaggio con tende ricamate a mano e mosaici a ricoprire tutte le mura delle stanze. Non vedo l’ora di buttarmi per strada e conoscere il vero Marocco. La piazza principale è gremita di gente, ci sono incantatori di serpenti, giocolieri che usano di tutto, addirittura piccole scimmie, venditori di t-shirt e souvenir, mentre altri più bizzarri pozioni miracolose per ringiovanire. Mi perdo nei mille colori di Meknes e finalmente il Marocco mi regala un po’ di sana autenticità. La medina è piccola ed i vicoli hanno tutti, ma proprio tutti, le pareti colorate con del marrone dalle diverse tonalità. Camminando ritrovo dinanzi ai miei occhi un’antica scuola coranica: le pareti sono intarsiate con i testi sacri del corano, risale al XIII secolo dc ed è stata perfettamente mantenuta nel corso dei secoli. Continuo la mia visita ed entro nella Kasbah, situata di fronte alla medina, i punti d’interesso sono soprattutto l’immenso granile e le scuderie, che un tempo ospitavano circa quindicimila cavalli.
Riparto in direzione Moulay Idriss, paesino sacro ai musulmani, tanto sacro che fino all’anno 2005 era vietato l'ingresso ai non musulmani. Le sue stradine si ramificano lungo una collina e questa volta le sue mura sono colorate con diverse tonalità di verde. E’ davvero affascinante notare le differenti colorazioni delle mura, tra le medine delle diverse città. Perdersi in questa cittadina è davvero affascinante ed anche qui ne approfitto per fare delle bellissime fotografie. La sosta a Moulay Idriss dura poco tempo e continuo il viaggio lungo una strada ricca di saliscendi, contornata da verdi colline che si mescolano ad aree ricche di rocce calcaree. Trascorrono circa quattro ore ed ecco apparire adagiata su una collina la famosa città blu. Chefchaouen, la città del blu cobalto era per gli Ebrei, perseguitati ai tempi dell’Inquisizione spagnola, un riparo segreto, un luogo di speranza e di salvezza; per i Berberi è più semplicemente la città delle “chaouen”, le corna di capra, rappresentate dai monti che circondano il centro cittadino; per i Musulmani, infine, è la città inviolabile, quella della grande moschea, luogo di culto e preghiera, una città sacra che è stata, per secoli, vietata agli stranieri. La sua medina è patrimonio dell’Unesco e camminare lungo le sue stradine equivale a fare un trattamento di cromoterapia. Non credo ai miei occhi, tutto è blu: le mura delle case, le porte, le finestre ed addirittura le persone indossano abiti con diverse tonalità di blu. Mi piace Chefchaouen, mi rilassa, mi fa stare bene ed allora dedico l’intera mattinata perdendomi nuovamente per i suoi vicoli. Mi rilasso tanto che quando guardo l’orologio mi accorgo che sono già le due del pomeriggio e l’autobus è lì ad aspettarmi per andare a Fes. Riprendo la strada già fatta all’andata e lungo di essa spesso incrocio pastori che con le loro pecore si mescolano ai bambini che rientrano da scuola, mentre le donne sedute sul prato lavorano la lana. Poco prima dell’arrivo a Fes l’autobus fa sosta al parco archeologico di Volubilis, antica città romana. Il paesaggio del luogo rievoca nella mente gesta leggendarie di valorosi cavalieri, la distesa di pianure tutt'attorno riporta la mente secoli addietro, ma Fes mi aspetta ed allora un’altra ora di viaggio ed eccola apparire dinanzi ai miei occhi. L’antica capitale del Marocco, la perla del turismo marocchino è davvero imponente, Fes difatti ha la medina più grande Marocco ed attualmente ci vivono circa 250mila persone, racchiuse in 9400 stradine, 200 quartieri, 200 moschee e 200 bagni pubblici. Cerco e trovo per la notte un Riad direttamente nelle medina e se la sistemazione di Meknes era stata particolare, questa è davvero unica nel suo genere. L’ingresso è costituito da un tunnel di circa trenta metri di profondità ed alto poco più di un metro e cinquanta centimetri, quest’ultimo a sua volta accede ad un corridoio stretto e lungo che divide due edifici. Il Riad è piccolo ma è una vera e propria opera d’arte che racchiude al suo interno mosaici richiamanti i testi sacri del corano. Comincio la visita della città con la vista da un belvedere che rende davvero l'idea di come la città sia cresciuta nei secoli, portandola ad essere tra le medine più grandi al mondo. Il suo colore giallo ocra è inconfondibile e la sua conformazione a forma di Y la rendono unica. Mi addentro per i suoi labirinti, ma scelgo di farlo con una guida, ci sono troppe cose da vedere ed il rischio di perdersi è davvero alto. La più antica scuola coranica del Marocco, la più antica università del mondo, oggi diventata moschea, sono qui. Edifici con oltre mille anni di storia, quartieri divisi per mestiere: falegnami, fabbri, maestri del tessile e della lavorazione della pelle, tutto racchiuso nell'antica median. Fes è anche famosa per le antiche concerie, chiedo alla mia guida di visitarne una, ma mi informa che attualmente sono chiuse al pubblico. Sono troppo curioso ed insisto "Se vuoi possiamo su una terrazza e vederle dall'alto. In pochi minuti sono sulla terrazza, il colpo d'occhio è davvero incredibile, ma anche l'odore non è da meno, difatti la puzza di piscio e cacca di piccioni è molto forte. Mi spiegano che la pelle arriva su di un mulo, dopo essere stata lavata nel fiume, poi viene trattata in vasche contenenti particolari sostanze chimiche di origine naturale che permettono di renderla facilmente lavorabile. Privata del pelo e della parte di grasso che si trova all’interno, mediante un attrezzo simile ad una pialla, la pelle viene rimessa nelle vasche e strizzata continuamente prima di essere stesa ad asciugare. Il cattivo odore arriva dalle vasche contenenti escrementi di piccione, ricchi di ammoniaca, che rendono la pelle non putrescibile (così dicono…e così fanno da anni) e soluzioni di coloranti naturali, dal giallo zafferano al verde menta. Fes è davvero incredibile e adesso capisco il perchè di tutta la sua fama nel mondo, la giornata volge al termine ed anche la mia visita a questa città, cosa c'è di meglio di un caldo e rilassante hammam?