Racconti di viaggio Filippine

L'arte Kalinga

La gente percorre km e km per svariati motivi…c’è chi attraversa stati per un concerto, chi ogni domenica compie lunghe trasferte per sostenere la propria squadra del cuore, chi lo fa per isole paradisiache e chi, come me, è disposto ad una lunga traversata per un tatuaggio.

Ebbene sì il primo tatuaggio in Asia è arrivato, non in un modo banale, come per esempio nell’affollata Khao San Road di Bangkok, ma affrontando un viaggio di 15 ore di pullman e 4 di trekking tra le montagne Filippine per arrivare a Buscalan…

Vi chiederete se il troppo sole mi abbia dato alla testa…siate pazienti.

Nella provincia di Bontoc, terra di terrazzamenti suggestivi dedicati alla coltivazione del riso, a 2 ore di curve a bordo di un Jeepny (una sorta di bus locale che altro non è che una jeep militare adibita al trasporto di civili) e 4 di cammino, in mezzo a sentieri dove per districarsi è obbligatorio farsi accompagnare da qualcuno del luogo,si trova appunto Buscalan, famosa per il suo ottimo caffè, ma che deve la sua notorietà ad una donna.

 Apo Whang-Od, 98 anni ,colonna portante della minoranza etnica Kalinga e ultima tatuatrice vivente del villaggio…sì avete capito bene, tatuatrice. Ed è proprio per lei che ho volato sino alle Filippine e macinato tutti questi km. I tatuaggi che ancora è in grado di eseguire sono i Kalinga Tattoo,(attraverso la tecnica millenaria chiamata batok),tatuaggi che vengono effettuati con l’ausilio di due piccoli bastoni di bambù, uno a cui viene fissato una sorta di ago ricavato dalla pianta del calamansi (tipico agrume asiatico) e l’altro per percuotere il primo, così permettendo all’ago di penetrare nella pelle, l’inchiostro utilizzato è completamente naturale, composto da un mix di carbone e acqua.

Il tutto viene svolto all’aria aperta, di fronte ai verdeggianti terrazzamenti della zona. La tecnica in questione è sicuramente più dolorosa delle moderne macchinette elettriche, assolutamente estranea alle normative igieniche alle quali siamo abituati in Occidente e il risultato finale è influenzato dalla naturale imprecisione del gesto manuale di incisione…Insomma, se volete ricevere un tatuaggio dall’ultima mambabatok esistente (tatuatrice tradizionale kalinga), dovete essere convinti e pronti a prendervi qualche rischio.

La mia personale esperienza è stata superlativa, lo sguardo di Apo, il contesto, e la consapevolezza di essere sotto le mani di una donna che in 85 anni di carriera ha tatuato guerrieri e donne appartenenti ad un altro mondo, ha spazzato via ogni sorta di dolore.

Sono stati 40 minuti di contemplazione assoluta, tutte le distrazioni sono sparite, c’eravamo solo io e lei, nella realizzazione di un legame che prende la sua forza da tradizioni ancestrali.  Vi chiederete cosa rappresentano queste strane righe irregolari….

La dinamica della scelta del disegno è stata una comica, ve la racconto…

 Apo : “Ciao giovane, grazie per esser venuto fino a qui. Cosa vorresti tatuarti?

Io, capo chino e mani giunte : “Grazie a te per avermi ricevuto Apo Whang-Od. Non ho un’idea particolare, preferisco sia te a decidere cosa imprimere sulla mia pelle…”

Apo : “Va bene giovane, in che punto del corpo vuoi farlo ? “

Io : “Apo, ho fatto tutto questo viaggio per godermi questo preciso momento...scegli tu!”

La nonnina di 98 anni si alza in piedi, mi si avvicina, io ancora in ginocchio, alza una mano mi tocca dolcemente la fronte e mi dice :

“Lo facciamo qui!” ...segue un mio silenzio misto tra panico e imbarazzo,poi scoppia a ridere, ed Io con lei!

 

Me l’aveva fatta!

Dopo esserci scambiati uno sguardo divertito concordiamo sul polso sinistro...meno invasivo

Io: “Cosa hai scelto Apo?!”

Apo : “Te lo dico quando finiamo.”

Ultimo colpo di bambù sulla pelle, Apo alza gli occhi, mi guarda e dopo un bel sospiro mi dice :

“Queste linee rappresentano le montagne, possano proteggerti lungo il tuo cammino”

Non potete capire l’emozione...

Non avevamo parlato della mia grande passione per la montagna, passione tramandata da 3 generazioni in famiglia,ci eravamo semplicemente presentati ed eravamo subito  passati  al dunque (grazie a Yvonne, ragazza filippina di Manila che ha fatto da traduttrice per tutto il tempo)

Fu un momento magico, che non scorderò mai.

Il soggiorno di 2 notti presso il villaggio di Buscalan è stato un’esperienza nell’esperienza, la semplicità dello stile di vita e l’autenticità delle persone che lo abitano mi hanno permesso di immergermi per l’ennesima volta nel cuore della cultura asiatica, sempre più rara, sempre più distante dalle grandi città ,ma ancora clamorosamente viva.

Nel momento in cui scrivo questo articolo mi trovo a Manila da una settimana, l’esatto opposto del felice villaggio….stretta nella morsa del traffico e degli imponenti grattacieli ha venduto la sua anima orientale per acquistare a caro prezzo un orientamento occidentale, ma come tutte le grandi città asiatiche mantiene qualcosa nell’animo che la renderà comunque sempre diversa dalla capitali alle quali siamo abituati…

Un ordinato caos all’interno del quale gente, con l’eredità genetica di tribù come quella di Apo, cerca di emulare noi occidentali, fortunatamente con scarso risultato, donando al viaggiatore l’esperienza di vivere in un contesto che pare avere bene o male tutti gli standard di servizi a cui siamo abituati ma con un tocco di genuina e affascinante serenità asiatica.

Tra qualche giorno mi muoverò verso una delle 7.534 isole che compongono le Filippine (si il numero è esatto!) e ci sarà un’altra grande sorpresa…ma ve la riservo per la prossima puntata

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